testata_logo.jpg (11960 byte) testata_titolo.jpg (9000 byte) testata_fine barra_lat.jpg (5611 byte)
testata_sotto.jpg (6334 byte) testata_sfumatura.jpg (5152 byte)HomePrenotazioni on-lineIl MerchandisingMusical che spettacolo: i contattimusicalclub
.. ....... ..
primo piano
..
Sette
..
spettacoli in programmazione
.. ....... ..
album
.. ........ ..
La Bacheca
.. ......... ..
Borsino : Il Musical in cifre
.. ......... ..
i links
.. ......... ..
fine_tabella2.gif (1213 byte)
       

prenofacile

 

That's Entertainment, Bob!
Bob Simon, americano di nascita ma adottato artisticamente dall'Italia, ha avuto modo di dimostrare il suo eclettico talento in Rocky Horror Show, La febbre del sabato sera, fino al recentissimo grande successo di Evita, in cui ricopre il carismatico ruolo del Che: entusiasmo, allegria e straordinaria professionalità al servizio del musical

Bob SimonDifficile non rimanere conquistati dall'immediatezza di Bob Simon, dal suo modo gioioso di comunicare, tipicamente americano. Queste qualità, insieme al rispetto dell'interlocutore, fanno sì che il bravo artista abbia, in Italia, parecchi fan.
Interprete d'eccezione della tournée inglese di Rocky Horror Show, dopo il grande successo di pubblico, Bob Simon ha preso parte con lo stesso successo anche alla nuova produzione che il Teatro Nazionale Milano Musical ha messo in scena lo scorso ottobre, La febbre del sabato sera, nei panni del DJ Monty. Lo stesso Massimo Romeo Piparo, direttore artistico del Nazionale e regista della ripresa di Evita ha pensato bene di affidare a Bob Simon il ruolo «portante» della mitica saga della regina dei descamisados argentini, cioè l'altrettanto mitico Che Guevara, personaggio assolutamente estraneo, storicamente, a Evita Peron ma, genialmente introdotto da Webber e Rice nel musical e da Parker nel famoso omonimo film, con protagonisti Madonna e Antonio Banderas.
E proprio qui sta la grande scoperta di un Bob Simon che ha dimostrato, nei panni del rivoluzionario «Che», grande talento e professionalità, riscuotendo ancora più successo sia da parte del pubblico che della critica. «Sono un uomo molto fortunato ­ esordisce un sorridente Simon, incontrato durante le repliche dello spettacolo ­ perché faccio una cosa che amo intensamente, non lo considero un lavoro ma un grande divertimento, il palcoscenico è la mia vita».
Appunto, la tua vita artistica: cerchiamo di tracciare un rapido excursus...
«Sono nato a Cleveland, e da giovanissimo ho iniziato a lavorato in teatro, da dove sono partite poi tutte le mie magnifiche esperienze in teatri di grandi città americane, tra cui Los Angeles e la stessa Cleveland, con spettacoli importanti come A chorus line, The King and I, West Side Story, Oliver, Grease; ma il grande spartiacque è stato, a Los Angeles, Rocky Horror
Come è avvenuta questa rottura tra il musical, cosiddetto classico e uno spettacolo completamente nuovo, nella sua concezione...
«La giusta audizione nel momento giusto; ho visto un'edizione del film, The Rocky Horror Picture Show in videocassetta, il martedì e il giorno dopo, mercoledì, ricevo una telefonata per un'audizione il medesimo giorno per la riduzione teatrale. Ho risposto che erano completamente matti! Ho fatto l'audizione giovedì, e venerdì Christopher Malcolm e Richard O¹Brien mi hanno detto che la parte era mia. Da qui è iniziata la tournée di Rocky durata per circa cinque anni. Prima negli Stati Uniti d'America e poi siamo arrivati in Europa: Italia, Austria, Germania, eccetera».
Una bella esperienza. Poi sei tornato in America.
«Sì a Los Angeles, nel 1999 al Tiffany Theater sul Sunset Boulvard, a distanza di pochi centinaia di metri dal Teatro Roxy, dove vent¹anni prima Tim Curry aveva interpretato Rocky; è stato veramente eccitante essere sul Sunset Boulvard».
Il tuo debutto italiano risale al 1996, con la tournée di Rocky. Che cosa ha fatto sì che tu scegliessi l'Italia come tua nuova patria artistica? Solitamente avviene il contrario: il sogno di un artista italiano è di raggiungere Broadway, il mito americano; tu invece decidi di fermarti in Italia.
«Amo molto l'Italia, amo molto il teatro italiano e poi ogni tanto è più piacevole essere il grosso pesce in un acquario piccolo che un pesce piccolo in un grosso acquario».
Rimane, comunque, il fatto che la metodologia di lavoro è differente. Il modello artistico americano non sempre combacia con quello italiano...
«Oh... è molto più divertente qui in Italia. Il pubblico apprezza di più il nostro lavoro. In America, ad esempio, stai per finire lo spettacolo che già il pubblico è sulla via del guardaroba, invece in Italia l'entusiasmo è più caldo e prolungato. Per quanto riguarda la diversa metodologia di lavoro, penso che il teatro sia teatro comunque, dovunque lo si faccia. Lo spettacolo è comunque uno spettacolo, certo ogni regista ha la sua personale visione della medesima storia. Ad esempio con Massimo  ­ Piparo, regista degli spettacoli ­ mi trovo bene, a prescindere dall'idea registica che ha del singolo personaggio che vado ad interpretare. La mia esperienza italiana è stata positivissima, e quando ritornerò in America sarò Bob Simon che ha lavorato in Europa».
Certo l'esperienza italiana fa curriculum nella vita di un artista; tutto sta in come l¹America, patria del musical, vede l'Italia artistica...
«Onestamente, ogni volta che io parlo con i miei amici e colleghi americani mi chiedono cosa sto facendo in quel momento e mi dicono che sono fortunato a poter lavorare in Italia; amano molto il vostro Paese e vorrebbero venire, da New York a lavorare a Milano. In Evita c¹è una collega, Catherine, che ormai è in Italia da cinque anni e si trova benissimo. Qui è tutto molto più rilassante».
L'ultimo tuo personaggio, il «Che», è un po' agli antipodi di quelli interpretati in precedenza nella tua esperienza italiana. A conti fatti, avendo visto lo spettacolo, penso che ti calzi a pennello e ti offra il modo di evidenziare le tue grandi doti di artista. Cosa ne pensi?
«Non avrei mai pensato di interpretare il Che, tanto è vero che quando Massimo mi ha contatto per offrirmi una parte nello spettacolo Evita, ha pensato al ruolo di Peron; due settimane dopo, mi dice: "Cosa ne penseresti Bob di interpretare il Che?" Ho pensato che lui fosse pazzo; perché la tessitura vocale della parte è molto alta e oggi sto ancora ringraziando Dio per avercela fatta. È un ruolo stupendo e molto divertente; e poi, a differenza di Rocky dove la gente comunque urla ed esulta ad ogni mia performance, nel Che no, il pubblico mi sta ascoltare con attenzione e questo per me è molto importante. Che per me è un buon amico».
Non pensi che questa grossa personalità sovrasti quella di Evita, che dovrebbe essere la vera protagonista?
«Lo spettacolo è Evita, è lei la protagonista, il mio personaggio è una contrapposizione al suo modo di essere. Non penso che succeda il contrario, è tutto equilibrato; Evita Peron muore e la gente davanti alla morte si commuove sempre. Il mio personaggio è un po' strafottente, può anche non piacere».
Fra tutti i personaggi da te interpretati quali di questi si avvicina un po' di più al tuo vero carattere?
«This is the question! Penso un po' di più Frank'N'Further... fino a qualche settimana fa, ora, dopo qualche problemino di salute, ho bisogno di più tranquillità, devo essere un po' meno elettrico, ma rimane sempre il personaggio a me più vicino».
Dopo Evita?
«Farò, qui al Nazionale, un Gala del musical, insieme ai tanti colleghi che hanno interpretati i musical più applauditi e dopo.... finalmente tre lunghi mesi di vacanza; vado a Cleveland che d'estate è bellissima. Dopo riprenderò le previste tournée della "Febbre" in giro per l'Italia; continua il mio lavoro con il Teatro Nazionale Milano Musical; è un po' come la mia seconda famiglia, in teatro, per me, è molto importante lavorare con persone con cui si sta bene... si lavora meglio!».
Cosa farà da grande Bob Simon?
«Mi piacerebbe molto insegnare teatro, comunicare ad altri la mia gioia di vivere sul palcoscenico, l'esperienza vissuta in America e nel mondo; qui in Evita ci sono dei bambini che vedo estasiati nell'ammirare la magia della scena. Ecco, mi piacerebbe poter trasmettere questa magia a tante persone, affinché amino il teatro come lo amo io. In Italia ci sono tanti artisti di grande talento e spero che in futuro il musical non sia solo appannaggio di pochi "poli" irrinunciabili, come New York e Londra. Dio salvi l'Italia!».
L'entusiasmo e l'allegria non mancano a Bob Simon; i suoi fans lo possono seguire anche in rete sul sito: www.bobsimon.org.


Sabino Lenoci

 

 

HOME | PRENOTAZIONI | MERCHANDISING | MUSICAL CLUB
E-MAIL | ALBUM | ON STAGE | LINKS | BACHECA | BORSINO