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Prenofacile

 

Garinei e Giovannini 
presentano

commedia musicale di Garinei e Giovannini

scritta con Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa

con Michele La Ginestra, Fiorella Rubino, Edy Angelillo,

Maurizio Mattioli
Cesare Gelli

musiche di Armando Trovajoli

coreografie Gino Landi

scene e costumi di Giulio Coltellacci       

regia di Pietro Garinei

una produzione
ATI IL SISTINA – FABRIZIO CELESTINI & ANDREA MAIA PROMNIBUS

Le date del tour nella nostra rubrica "On Stage"

"Roma nun fa la stupida stasera"

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Torna in scena “Rugantino”, la commedia musicale italiana più popolare e più amata. A quarantadue anni dalla nascita la storia del “paino” più famoso di Roma mantiene inalterato il suo fascino, la sua comicità, le sue emozioni.

“Rugantino”, scritta da Garinei e Giovannini con la collaborazione di Massimo Franciosa e Pasquale Festa Campanile e musicata dal M° Armando Trovajoli, è uno spettacolo che si può definire “sempreverde”.

Infatti, rappresentato per la prima volta nel 1962, è stato sempre recepito dagli spettatori come una grande novità. E questo grazie alla validità spettacolare non legata ad una moda o a un gusto, ma ad una sostanza poetica e uno spessore storico che non possono non fare presa su tutti.

 


 

Rugantino è stato rappresentato per la prima volta a Roma , al Teatro Sistina, il 15 dicembre 1962. Rugantino era Nino Manfredi, Rosetta Lea Massari; Mastro Titta aveva il volto di Aldo Fabrizi e Eusebia quello di Bice Valori.
Con lo stesso cast - unica variante Ornella Vanoni al posto di Lea Massari nel ruolo di Rosetta - Rugantino debuttò al Teatro Mark Hellinger di New York nel Gennaio 1964.
Per rendere comprensibile il dialogo agli spettatori americani, per la prima volta vennero usati dei sopratitoli: la traduzione inglese veniva proiettata su uno schermo sospeso in alto sul palcoscenico.

Una seconda edizione di Rugantino fu presentata, sempre al Sistina, il 18 Dicembre 1978 con Enrico Montesano nei panni di Rugantino e Alida Chelli in quelli di Rosetta. 

La terza edizione è stata rappresentata di recente, il 22 Dicembre 1998 con Valerio Mastandrea, Sabrina Ferilli, Maurizio Mattioli e Simona Marchini.

LA TRAMA

La commedia è ambientata nella Roma papalina del '800 . Protagonista è Rugantino un ragazzo tanto sfrontato quanto pauroso, amante della vita e delle donne quanto allergico al lavoro; egli vive giorno per giorno di espedienti grazie anche a Eusebia che, pur di scroccare vitto e alloggio al "frescone" di turno , fa passare per sua sorella. Il "frescone" di turno è appunto Mastro Titta, proprietario di un osteria nonché boja per lo stato pontificio, che ,inizialmente ingannato dai due, si innamorerà e farà innamorare di sé Eusebia.

Avvenimento fondamentale per la trama è la scommessa nella quale Rugantino si impegna con i suoi amici: sedurre la bella Rosetta moglie del gelosissimo Gnecco detto il matriciano. Nel giro di poco tempo , complice l'assenza di Gnecco che è stato bandito da Roma accusato di omicidio, Rugantino si innamorerà di Rosetta e ricambiato nei sentimenti decide di rinunciare alla scommessa non raccontando nulla ai suoi amici. Ma Rugantino sempre Rugantino è e perderà Rosetta quando questa si accorgerà che non è stato capace di mantenere la sua parola. Pur di riconquistarla si autoaccuserà dell'omicidio di Gnecco che viene trovato morto, ucciso in realtà da un'altra persona per vendicare l'omicidio del quale il matriciano si era reso protagonista.

Rugantino verrà giustiziato proprio da mastro Titta e morendo dimostrerà di essere quello che non è mai stato, un vero uomo, stimato e ammirato da tutti.

L'IDEA (tratto da www.ilsistina.com/geg)

L'idea di uno spettacolo ispirato alla maschera di Rugantino venne contemporaneamente a G&G e a tre sceneggiatori cinematografici: Pasquale festa Campanile, Massimo Franciosa e Luigi Magni. Fu raggiunto un compromesso, si sarebbe lavorato insieme per la realizzazione prima del musical e poi del film. In questo spettacolo "esordì" alle musiche Armando Trovajoli che si trovò di fronte ad un compito difficile essendo la Roma del tempo essenzialmente priva di una propria tradizione musicale, tutto si facilitò dopo la nascita di Roma nun fa la stupida stasera. "Per me è stato un amore, Rugantino lo avrei fatto per tutta la vita" diceva Manfredi ,"dopo qualsiasi parte mi è sembrata facile".

Il finale della storia rappresentò il problema più grosso e per G&G fu l'occasione per uno dei loro rari dissidi. Secondo Giovannini, Rugantino doveva riscattarsi morendo da uomo rispettabile pur essendo innocente. Secondo Garinei questo era uno choc troppo grande da dare al pubblico, ma alla fine Rugantino morì. Manfredi racconta quanto grande fosse lo sforzo di condurre il pubblico per mano dalla gioia della fine del primo tempo al finale drammatico della commedia e quanta fosse l'incertezza nei confronti della reazione del pubblico. La sera della prima il finale fu seguito da dieci lunghissimi secondi di silenzio e da un boato di applausi: la gente stava applaudendo con gli occhi lucidi. L'anno dopo Rugantino era in viaggio per New York, un impresario aveva apprezzato il lavoro e deciso di esportarlo. Prima della tournèe fu deciso di fare degli spettacoli in Canada una sorta di prove generali; dall'alto del palcoscenico scendeva uno schermo decorato con una cornice romana dove venivano proiettati i sopratitoli in inglese. "Nessuno avrebbe immaginato - raccontava Manfredi- che in platea ci sarebbero stati anche molti italiani, assistemmo così al buffo fenomeno della doppia risata, degli italiani prima e degli stranieri dopo".

"Il nostro arrivo a Toronto -ricorda Fabrizi- fu un mezzo disastro. io mi ero portato qualcosetta da mangiare che pensavo non si trovasse in quei paesi. L'olio buono, la pasta, i pomodori il pecorino romano, il necessario insomma per sopravvivere decorosamente. Alla dogana l'apertura del mio baule scatenò il finimondo, mi sequestrarono tutto. L'unica cosa che mi lasciarono fu una confezione di bicarbonato, tenetevela pure, dissi, tanto tutto quello che dovevo digerire me l'avete tolto".

Il debutto a New York fu perfetto "anche se- dice Garinei - ci sentivamo come chi va a vendere orologi in Svizzera". Fabrizi era molto legato al suo personaggio, al punto che rifiutò di farsi sostituire anche in una sola prova, anche quando si sentì male a Buenos Aires. Quel personaggio GeG gliel'avevano proprio scritto addosso tanto che Fabrizi per la prima volta nella sua vita accettò la parte senza nemmeno leggere il copione.

Ammise Manfredi: "Senza Fabrizi nessuno di noi ce l'avrebbe fatta così bene. Nella seconda parte dello spettacolo io , ad esempio, mi appoggiavo a lui come a una montagna, mi potevo fidare, sapevo che mi avrebbe portato nella direzione giusta. C'era solo un piccolo problema: quello che lui chiamava "modeste aggiunte". Fabrizi era un parlatore ed un improvvisatore da cui perfino Walter Chiari sarebbe potuto andare a lezione. nei tre anni dello spettacolo fu una guerriglia continua tra lui e G&G combattuta alla romana. 

Mastro Titta è la reincarnazione del tipico oste romano, un borghese dal cuore d'oro che attende il premio pontificio per sognare ancora e ritrovare la gioia di "una donna dentro casa, che lasci il bocaletto accanto a du' bicchieri, per fasse assieme l'urtimo goccetto che scaccia li pensieri". Il personaggio, costruito su misura per l'abilità dialettica e le movenze fisiche di Aldo Fabrizi, è un'impareggiabile interpretazione che ha segnato il modo di porsi e di muoversi sul palcoscenico. Battute memorabili integrate perfettamente con l'ansimare di un uomo affaticato dal proprio fisico e dalle proprie speranze … una sorta di sparviero a coppe d'animo gentile alla ricerca del calore familiare perduto troppo presto a causa del suo sgradevole "secondo lavoro".

 

 

 

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