A proposito de
"LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI"!
Il musical "cult" che vi farà fare risate..."da brivido"!
La presentazione di Howard Ashman,
scritta prima che venisse realizzato il famoso
remake di Frank Oz

Howard AshmanAlle origini della “Piccola Bottega degli Orrori” c’è un film realizzato nel 1960 da Roger Corman, con uno dei budget più economici della storia del cinema: 30.000 dollari. Corman ha scritto la storia letteralmente dall’oggi al domani con Charles Griffith, e l’ha girata in tre giorni con una scenografia già esistente. E’ stata una sfida. Il mio spettacolo comincia come il film: la bottega, il fioraio, il commesso innamorato della ragazza, ma i personaggi sono un po’ diversi: per esempio nel film il dentista non era sadico, ma aveva un cliente masochista (Jack Nicholson), e la sua relazione con la ragazza è una mia invenzione; la pianta si nutriva di sangue umano, ma non era un pupazzo bensì una figurina di cartapesta; l’unica cosa che diceva era “Ho fame!”; non aveva la personalità della mia pianta. “La piccola bottega” era un cult-movie molto popolare negli Stati Uniti: io l’ho visto a 15 anni insieme a molti miei compagni; si correva dappertutto dicendo. “Ho fame!”. Era un gioco da ragazzi. Questo accadeva nel 1965. La storia ci è rimasta impressa soprattutto perché era un film dell’orrore pieno di humour ed era probabilmente il primo, mentre in quel periodo i film dell’orrore venivano presi sul serio, dovevano far paura, lasciare incubi e far vedere tanto sangue, non dovevano far ridere. “La piccola bottega” si rifà, senza cattiveria, ai momenti nostalgici presenti nelle grandi commedie musicali degli anni ’40 e ’50 nelle quali c’è sempre un momento in cui l’eroina si siede (generalmente nella terza scena) e canta i suoi sogni. Lei, prima che si chiuda il sipario, spiega al pubblico ciò a cui aspira e ciò che, in linea di massima, otterrà. In “My Fair Lady”, Eliza Dolittle canta “quando sposerò Mr. Neige”. In “Brigadoon”, Thiona canta “Aspettando il mio beniamino”. Ne “La piccola bottega degli orrori” Audrey si siede sul bidone delle immondizie e canta il suo sogni di arredare una casa. Il gioco consisteva dunque nell’utilizzare la forma tradizionale ironizzando sulla stessa, ma senza lasciarsene sfuggire i vantaggi. Ho provato a giocare con due elementi, quello satirico e quello emozionale, uscendo un po’ dai canoni, ma restando fedele alle mie vecchie ricette. La mia storia d’amore è anche un po’ leggenda di Faust, è una storia di destino e di tentazioni, di fine del mondo, di attrattiva di lucro, di scelte morali. Ricordo di aver detto ad Alan Menken che “La piccola bottega” sarebbe stato o un enorme successo, o un fiasco clamoroso, ma niente a metà.

Howard Ashman

Due immagini dall'edizione italiana del 1988