A Napoli un nuovo musical da “La Sirenetta”

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Scritto da: Redazione • 3 Ottobre 2019
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Dalla penna di Simone Martino, dopo “San Michele L’Angelo dell’Apocalisse”, arriva un nuovo musical tratto da “La Sirenetta” basato sulla favola originale di H.C. Andersen. Lo spettacolo andrà in scena al Palapartenope di Napoli i prossimi 24 e 25 novembre, con la regia di Simone Leonardi. Musiche dal vivo e un cast di professionisti del musical: Paolo Gatti (Andersen), Martina Bianca Cenere (Sirenetta), Lorenzo Tognocchi (Eric), Claudia Paganelli (Perfidia), Michelangelo Nari (Jacques), Giovanni De Fillippi (Tritone), Danilo Ramon Giannini (Trall), Margherita Rebeggiani (Seana). In scena anche E con l’ensemble MTDA: Mikol Barletta, Federico Gabriele, Eleonora Aurelio, Flavia Paloni, Giorgia Carlotta Nosella, Lorenzo Bernardini, Daniele Bianconi, Elena Prigigallo.

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Note di regia di Simone Leonardi
Nel mettere in scena “La sirenetta” di H.C. Andersen, con le musiche originali e il libretto di Simone Martino, mi sono posto subito un problema centrale: la raffigurazione del mare. Non tanto per un impedimento scenico, quanto per un impaccio etico. In mia coscienza non è possibile oggi rappresentare il mare senza tener conto di come sta: il mare oggi è piuttosto “acciaccato”.
Quindi, protagonista di questa nuova versione, è un mare pieno di plastica, dove i buoni la raccolgono e i cattivi la ignorano.
Tritone è il buono, che lavora con il suo popolo per mantenere il mare in salute e cerca di tirare anche i disonesti dalla sua parte; la strega Perfidia invece è una vera e propria malavitosa, accompagnata dallo sgherro Trall, che si finge interessata alla salute degli oceani solo per intuire come corrompere la Sirenetta, erede al trono ma desiderosa di avere le gambe per camminare e conquistare Eric.
Ogni personaggio di questa versione è un eroe (o un antieroe) moderno: la sorellina della Sirenetta, Seana, è una seguace di Greta Thunberg, Eric è un ammiraglio della Marina che corre a salvare esseri umani dispersi in mare, Jacques è un amministratore delegato zelante ma debole di fronte al male, Perfidia un’egocentrica imprenditrice interessata solo al proprio tornaconto che non si fa problemi a sversare rifiuti nell’oceano, Trall un aguzzino spietato che non ha paura di fare il gioco sporco per il proprio tornaconto, e poi c’è lei, la Sirenetta, una ragazza di oggi, con i propri sogni e le proprie insicurezze.
Per evocare la fiaba nella sua stesura originale in scena troviamo l’autore, Andersen, che racconta la storia com’era ma aiuta attivamente il suo sviluppo per un pubblico che guarda oggi.
Teatralmente parlando sono stati fatti esperimenti di vario tipo per creare l’impaccio della mancanza delle gambe alla Sirenetta; eppure perfino versioni teatrali altisonanti di questa fiaba sono state di poco successo (si pensi alla versione della Disney Theatrical che, a Broadway, non ha resistito più di un anno e mezzo, standard bassissimo per il musical Newyorkese) proprio perché il pubblico non avvertiva, a mio avviso, “il problema”. In fondo la Sirenetta appariva già in piedi su dei pattini!
Per questo, tra le varie novità introdotte nella nostra versione, troveremo per la prima volta nell’universo fiabesco, un’eroina su una sedia a rotelle!
Ci piace l’idea di far identificare tutte le bambine, le ragazze, le donne (ma anche gli uomini) in un personaggio che lotta nonostante le difficoltà fisiche e che imparerà, nel corso della storia, che in realtà la vera bellezza e la vera forza non sono nel corpo, ma nella mente e nel cuore. La voce della Sirenetta rappresenta l’anima e la storia di ogni essere umano ed è il vero bene di cui Eric si innamora.
In scena, ad impreziosire il racconto, troveremo un’orchestra rigorosamente dal vivo e un ensemble di giovani promesse del musical, allievi di spicco dell’accademia MTDA.
Un tripudio di palloncini rossi si ergerà sui protagonisti come ciuffi di flora marina e teli trasparenti campeggeranno sull’azione come fossero il pelo dell’acqua.
Più di venti canzoni inedite che risuonano di quella potenza sentimentale propria del popolo italiano; melodie che toccano il cuore e parlano con semplicità allo spettatore che le ascolta per la prima volta.
Abbiamo inserito momenti di ilarità per usare l’intrattenimento come mezzo, l’emozione come fine. Non possiamo infatti esimerci dal credere ancora che il teatro, così come la fiaba, svolgano una funzione ritualistica importante nella società; riteniamo che sia tempo, tuttavia, di riscrivere la fiabe per noi, per come siamo oggi, con i nostri lupi e le nostre case di marzapane.

Simone Leonardi

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