“Divo Nerone”: parla la produzione

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Scritto da: Redazione • 13 Luglio 2017
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Fonte: ADNKRONOS

 

‘Divo Nerone’ ucciso dall’inefficienza della burocrazia, dalle polemiche dei media e da quelle che animano il dibattito su conservazione/valorizzazione del patrimonio culturale. Oltre che dalla denuncia per disturbo della quiete pubblica fatta dalle suore che vivono nel convento di San Sebastiano al Palatino, a pochi passi dal palco dello show. Ne è convinto Cristian Casella, uno dei soci di Nero Divine Ventures, la società produttrice dell’opera rock andata in scena al Palatino per poche rappresentazioni, prima di essere bloccata e inghiottita da un contenzioso fatto di carte bollate e polemiche per il megapalco che la ospita, un vero e proprio ‘ecomostro’ costruito nell’area di Vigna Barberini, dove secondo alcuni archeologi si troverebbe la famosa ‘coenatio rotunda‘ della Domus Aurea di Nerone.

Casella ha convocato i giornalisti delle agenzie di stampa per ricostruire la vicenda e raccontare le vicissitudini che hanno accompagnato la realizzazione del progetto, costato finora 5 milioni di euro dei quali 700mila come quota di venture capital versata da Lazio Innova, la società di investimenti della Regione Lazio (che quindi non è ente finanziatore ma socio), 350mila da soci privati, 500mila di prestito obbligazionario e la restante parte erogata dalle società dello stesso Casella (Amygdala) e dell’altro socio, Jacopo Capanna (Artisti Associati & Partners), che detengono l’80% del capitale di Nero Divine Ventures.

 

 

"Il vero nemico di questo progetto è l’incertezza diffusa per l’inefficienza burocratica, che si aggiungono alla campagna mediatica negativa", afferma Casella, all’indomani della notizia di artisti della produzione non pagati, che si sarebbero rivolti agli avvocati per avere i loro soldi, a partire dai premi Oscar coinvolti, da Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo a Gabriella Pescucci. "In questa situazione è un miracolo che solo l’ultimo stipendio dei nostri collaboratori non sia stato pagato", si difende Casella, sottolineando che "molti contratti prevedevano un minimo garantito pagato nelle prime fasi". Adesso sono arrivati gli agognati permessi per tornare in scena ma con prescrizioni rigide: "Dobbiamo accorciare lo spettacolo di 20 minuti, cosa non facile. Ce la stiamo mettendo tutta per riaprire il sipario il 7 agosto, con un’eventuale proroga oltre il 10 settembre (la data originariamente prevista per la chiusura dello show, ndr), in modo da recuperare parte delle serate perse".

Casella ricostruisce l’intero iter di ‘Divo Nerone’, dalla nascita del musical alla sospensione, con provvedimento della Polizia Muncipale, "notificato il 19 giugno, che è stato devastante per i mancati incassi (il provvedimento prevedeva l’interruzione dello spettacolo e della vendita dei biglietti presso tutti i canali, ndr), per i tour operator che hanno interrotto le prenotazioni. Un danno economico enorme dietro al quale ci sono precise responsabilità per le quali valuteremo la possibilità di tutelare gli investimenti e la società. Ma il mio dovere di imprenditore è quello di andare avanti e non mollare", afferma Casella, facendo riferimento all’ufficio Tutela e Ambiente del Campidoglio "al quale il 14 aprile scorso avevamo fatto richiesta di una deroga sull’impatto acustico".

"Nonostante siano previsti trenta giorni per la risposta – prosegue il produttore – il 31 maggio siamo riusciti a sapere che erano intercorse solo comunicazioni tra gli uffici del Comune. Il 1 giugno, in vista dell’anteprima del 6, abbiamo inviato un sollecito ma senza ottenere nulla". In sostanza, spiega Casella, l’agognata deroga è arrivata solo adesso ma prevede "tre forti limitazioni: lo spettacolo deve finire entro le 22:30, costringendoci a un taglio di 20 minuti non facile da fare in così poco tempo; l’impatto sonoro non può superare i 70 decibel; bisogna applicare un dispositivo tecnico, il ‘limiter’, che rileva l’eventuale sforamento sui diffusori acustici ed eventualmente aggiusta il volume".

A questo si aggiunge la denuncia delle suore "che hanno inviato la lettera di trasmissione dell’esposto – racconta Casella – alla Raggi, all’assessore all’ambiente, ai funzionari della soprintendenza speciale (che ha dato la concessione per l’uso della Vigna Barberini al costo di 250mila euro per i tre mesi e al 3% degli incassi lordi, ndr), e alla consigliera del I Municipio, Nathalie Naim. Una segnalazione che ha acceso la grancassa mediatica di certa stampa e consentito alla Naim di cavalcare la sua polemica contro le autorità e il ministro Franceschini, il quale aveva accolto con grande favore il progetto di ‘Divo Nerone’". Quanto alla location, infine, Casella dice che "è stata proprio la soprintendenza a stabilire che la Vigna Barberini era il luogo migliore". Un’area, sottolinea Casella, "dove si scontrano interessi politici diversi e dove è acceso il dibattito tra conservazione e valorizzazione. Non è compito della produzione sapere se un luogo può sollevare polemiche oppure no, ma non ci possono rimettere i lavoratori, lo spettacolo e l’intera città", conclude Casella.

Intanto gli autori dello spettacolo, tra i quali i premi Oscar, sono sul piede di guerra: o la produzione di ‘Divo Nerone’ paga i compensi entro la fine di luglio, oppure sarà causa. Lo spiega all’Adnkronos l’avvocato Giorgio Assumma, legale di Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo, Franco ed Ernesto Migliacci, Gino Landi e Gabriella Pescucci.

"I miei assistiti – spiega Assumma – che sono gli autori dell’opera rock ‘Divo Nerone’, hanno dato agli organizzatori la massima disponibilità collaborativa, non esigendo sino ad oggi, come era nel loro diritto, il saldo immediato dei crediti maturati a loro favore per avere concesso l’impiego delle loro opere intellettuali, da ciascuno create. Tale atteggiamento collaborativo è stato suggerito dalla constatazione che ostacoli imprevisti hanno intralciato sino ad interromperlo il corso della programmazione".

"Di fronte all’eventualità che la programmazione riprenda – prosegue Assumma – e che quindi i cantanti, i ballerini e i tecnici possano ricevere i compensi economici loro spettanti, i miei assistiti hanno dato agli organizzatori una moratoria per la soddisfazione dei loro crediti sino al termine del corrente mese di luglio. Se questo termine decorrerà inutilmente, essi si vedranno costretti, loro malgrado, a far valere i proprio diritti nelle sedi competenti anche per riprendere la disponibilità dei loro contributi artistici forniti", conclude il legale.

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