“Ciao amore ciao” in scena a Roma

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Scritto da: Redazione • 27 Ottobre 2011
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Debutta il prossimo 5 novembre al Teatro Greco di Roma (con repliche fino al 4 dicembre) "Ciao amore ciao – Tenco e Dalida tra musica e amore", uno spettacolo scritto e diretto da Piero Di Blasio, con le canzoni di Luigi Tenco. In scena due fra i più apprezzati performer italiani: Luca Notari e Stefania Fratepietro. Gli arrangiamenti sono di Emiliano Begni, i costumi di Laura Pucini. Al pianoforte Emiliano Begni e Giovanni Mirabile, al contrabbasso Carmine Iuvone.

1967. Due vite legate da una canzone e forse da qualcosa di più. L’ultimo anno di vita di Luigi Tenco. Il rapporto con Dalida, le case discografiche e il pubblico italiano, “inconsapevole colpevole” della morte del grande cantautore italiano, strappato troppo presto all’amore e alla musica. “Ciao amore, ciao”, una dichiarazione, ancora prima che una canzone. Ecco come l’autore e regista, Piero Di Blasio, presenta lo spettacolo:

"Una canzone mai realmente cantata. Un amore troppo chiacchierato e poco vissuto. Uno sparo.
Comincia così lo spettacolo “Ciao amore, ciao”. Dalla fine, ma senza analizzarla. Non è un’arringa sulle cause della morte di Luigi Tenco. Non è un’apologia del cantautore scomparso e, tantomeno, non è un recital. È un musical a tutti gli effetti. Anche se preferisco chiamarlo “prosa con musiche”. La parola è fondamentale in questo spettacolo, anche perché, molto spesso, le parole sono mutuate dallo stesso Tenco. Parole profonde e dirette che lasciano poco spazio all’interpretazione. Certamente la musica non fa da contorno, anzi. Come nella migliore tradizione del musical anglosassone, la colonna sonora dello spettacolo, eseguita dal vivo e interamente composta di canzoni del cantautore ligure, non solo descrive le varie scene, ma ne porta avanti la narrazione, ci racconta una storia d’amore. E si, perché con questo spettacolo vogliamo raccontare una storia d’amore. E non ci importa se gli amanti si chiamano Tenco e Dalida. Quello che ci interessa è come si conoscono, come si scoprono, come si amano e come, alla fine, si lasciano. La spettacolo rievoca una vicenda reale. Ma badate bene che ho detto “rievoca”, non ripropone o rappresenta. Infatti con questo spettacolo vogliamo tratteggiare gli aspetti più importanti di due grandi personaggi, ma non farne una copia conforme che potrebbe risultare pedissequa e priva di idee. Noi rappresentiamo l’essenza dei personaggi, non i personaggi stessi.
Anche per questo motivo, la maggior parte dei brani dello spettacolo sono splendidamente arrangiati dal Maestro Emiliano Begni. Come dicevo, raccontiamo una storia, scandita dai momenti salienti di quel fatidico Sanremo ’67.
Luigi Tenco (Luca Notari) è già un musicista apprezzato e “rivoluzionario” (non dimentichiamoci che la storia si apre nel 1967, un anno prima dello storico periodo di contestazioni sociali). Nel febbraio di quello stesso anno, viene chiamato a Roma da Nanni Ricordi, proprietario della storica casa discografica RCA. La proposta è allettante: il festival di Sanremo. Ma non è allettante per il luogo, di per se non gradito a Luigi, ma per la compagna che lo avrebbe affiancato su quel prestigioso palco: Dalida (Stefania Fratepietro).
Un anno insieme. Tra Roma e Parigi, tra alti e bassi, tra amori presunti, dichiarati e non corrisposti. I luoghi sono sempre stilizzati, le scenografie mai descrittive. Ogni ambiente deve poter essere la storia di ognuno di noi. Ogni spettatore deve potersi sentire Luigi o Dalida. Le canzoni, il punto focale della loro vicenda. Conosciamo Luigi attraverso le sue stesse parole. Sappiamo come vede la gente e come la gente vede lui (Io sono uno). L’incontro con Dalida è casuale e maledettamente forte. Lei è bella e algida. Lui la crede viziata e snob, ma la bella francese gli spiega che non è proprio così (Un giorno dopo l’altro). Nasce qualcosa tra i due, qualcosa di non esattamente chiaro. E allora Tenco prova a forzare un po’ la mano. La invita ad uscire… alle tre di notte (Se tu fossi una brava ragazza). La vita romana di Luigi, però, non va come si aspettava e al telefono, con la madre, cerca quel conforto che la distanza non gli permette, anche “mentendo” sul presente e sperando sul futuro (Vedrai, Vedrai). Cominciano i tormenti e le pene d’amore. Dalida è sposata, lui è innamorato… di un’altra donna. (Ho capito che ti amo, Come le altre, Più m’innamoro di te e meno tu mi ami). Il danno è fatto, irreparabile, ma la casa discografica non permette che si sappia della rottura della coppia, anzi ne dichiara l’imminente matrimonio, subito dopo il festival. Dalida è furiosa (Io si). La sera di capodanno, i due si presentano insieme alla casina Valadier, a Roma. Luigi è strano ed ubriaco, lei è fredda e distante. Tra gli auguri e le grida, si regalano un testamento d’amore. Di un amore diverso, già segnato, che solo loro potevano capire (Lontano, Lontano). Arriva finalmente il tanto atteso Sanremo (Ciao amore, Ciao), ma i giochi, per tutti, sono ormai fatti. L’amore, come l’uomo, nasce, cresce e muore. Poco importa chi lo ha ucciso, certo è che non esiste più. È finito.
Questo, e molto altro, è “Ciao amore, Ciao”, Tenco e Dalida, tra musica e amore"
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La locandina

 

 

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