curva1b.jpg (4585 byte) curva2p.jpg (673 byte)

la Stampa


Cabiria, sette notti di canzoni

Il mondo dell'ingenua prostituta borgatara creato dal grande Federico Fellini nel film del '57 Le notti di Cabiria, e fatto vivere da Giulietta Masina, non è certo un mondo di favola, è duro e crudele. Siamo negli Anni Cinquanta, anni di una ricostruzione difficile, la fatica di vivere si paga a caro prezzo sulla propria carne e non c'è virtù da premiare.

Ma a dare un tocco di favola a questa vicenda di disillusioni e tradimenti è lo sguardo positivo di Cabiria sul mondo, capace di trasformare la realtà, per lei troppo brutale e spietata, in sogno, la speranza in illusione, la verità in fantasia. Ed è proprio questo sguardo che il musical della Compagnia della Rancia Le notti di Cabiria, liberamente tratto dal film di Federico Fellini da Maurizio Porro e Saverio Marconi che firma anche la regia, con le gradevoli musiche di Gianluca Cucchiara, riesce a catturare e restituire.

In questo musical senza lustrini e senza paillettes, si respira il realismo onirico di Fellini e in quest'aria densa d'umanità le nefandezze del mondo vengono trasfigurate dalla purezza di cuore di una Cabiria «vittima eterna di un sogno d'amore». Un personaggio che la brava Chiara Noschese ammanta di giovanile verità: è un donna di lieta semplicità che, malgrado tutto, crede nella vita e per lei la vita non ha senso senza amore.

Nelle sette notti che scorrono sul palcoscenico quasi magicamente evocate dalla potenza misteriosa dell'illusionista Mandrake, l'istrionico e ironico Gennaro Cannavacciuolo, le emozioni si liberano in canzoni, in un canto ora felice, ora brecthianamente disilluso, ora malinconicamente sognante.

Accanto a Cabiria, mortificata ma non vinta dal vile tradimento di Oscar, ci sono il convincente Fabio Ferrari, le sue compagne di strada, tra le quali la romagnola e materna Wanda (Maria Paiato), che con le loro inflessioni dialettali abbracciano tutta l'Italia. Accompagnare Cabiria dallo schermo sul palcoscenico era una difficile scommessa che la Compagnia della Rancia, grazie ad una sapiente drammaturgia, alla bravura dei suoi attori-cantanti, alla capacità di evocare l'universo felliniano in un rispettoso «amarcord», ha vinto.

Magda Poli CORRIERE DELLA SERA 25 Novembre 1998

HOME | CAST | STORIA | FOTO | CANZONI | STAMPAFILM | CREDITS

curva4p.jpg (4607 byte) curva3p.jpg (4623 byte)