testata_logo.jpg (11960 byte) testata_titolo.jpg (9000 byte) testata_fine barra_lat.jpg (5611 byte)
testata_sotto.jpg (6334 byte) testata_sfumatura.jpg (5152 byte)HomePrenotazioni on-lineIl MerchandisingMusical che spettacolo: i contattimusicalclub
.. ....... ..
primo piano
..
Sette
..
spettacoli in programmazione
.. ....... ..
album
.. ........ ..
La Bacheca
.. ......... ..
Borsino : Il Musical in cifre
.. ......... ..
i links
.. ......... ..
fine_tabella2.gif (1213 byte)
prenofacilehhhhhhkkkkkk


Continua l'appuntamento con la rubrica

" Io e il Musical"
Questa volta Massimo Davico ha intervistato il dott. Gianni Gori,
direttore di produzione del Teatro "Verdi" di Trieste.
Grande appassionato di teatro, si deve a Lui l'idea di produrre musical
per i cartelloni del Festival dell'Operetta di Trieste.


Gianni GoriCome è nata l’idea di portare il musical nel programma del Festival dell’Operetta di Trieste?
Mi preme subito sottolineare che non si è trattato di una novità assoluta. Il Festival ha più di trent’anni di vita, in quanto ha avuto una preistoria negli anni cinquanta nel Castello di San Giusto: già allora venne portato in scena “Kiss me, Kate”; credo che sia stata la prima assoluta di un musical in Italia, anche se ancora nello spirito della vecchia operetta. Poi negli ultimi anni è stato un passaggio quasi inevitabile, dal momento che l’operetta è un genere storico esaurito; bisognava per forza di cose ampliare questo capitolo del teatro musicale e andare verso il musical. Anche se, devo dire, il musical è forse la continuazione dell’opera, più che dell’operetta. L’incontro determinante è stato quello con la Compagnia della Rancia, dopo alcuni tentativi, anche tutto sommato fortunati, con compagnie americane che erano in tournée in Italia. Erano comunque sempre allestimenti minori, una specie di “assaggio” del musical per il nostro pubblico. Nel ’93, con “Cabaret” abbiamo invece iniziato la coproduzione con La Rancia e questi allestimenti italiani sono diventati ormai un punto fermo del Festival, anche perché il pubblico ha dimostrato di gradirli moltissimo.
Anche il Teatro dell’Opera si sta, pur con qualche polemica, aprendo al mondo del musical…
Io credo che se il Teatro d’Opera vuole sopravvivere questa sia una strada obbligata. Il pubblico tradizionale vuole ormai solo quei quattro o cinque titoli di richiamo, sempre quelli, sempre con allestimenti e regie tradizionali. Il pubblico giovane ama invece questo tipo di spettacolo musicale. Anche all’estero, ad esempio nei paesi di lingua tedesca, i teatri lirici delle grandi città alternano con massima naturalezza “Il Trovatore” con “L’uomo della Mancha”, “Boris Godunov” con “West side story” e così via. C’è ormai una consapevolezza che il teatro musicale, se vuole avere una linfa nuova, deve per forza attingere a quel serbatoio infinito di grande spettacolo che è il musical. Il Regio di Torino quest’anno ha prodotto “Kiss me, Kate” che ha avuto grandissimo successo, pur essendo – a mio parere almeno -  un’operazione…perfettibile diciamo; ancora un ibrido mi permetto di affermare. Comunque un’operazione che ha avuto successo, senza dubbio più di quanto gli organizzatori stessi prevedessero e di cui dovranno per forza tenere conto in futuro.
Lei personalmente che tipo di musical predilige?
Io, anche per questioni generazionali, preferisco il musical “storico”, la corrente Gershwin – Cole Porter. Anche perché sia i valori dell’azione, della trama, sia i valori musicali sono al di sopra di ogni sospetto. Sono lavori che funzionano ancora benissimo e sappiamo che ormai anche in Italia c’è il “materiale umano”, giovani di talento e preparati, che consentono l’allestimento anche di questi titoli, cosa che fino a non molti anni fa sarebbe stata decisamente più problematica. La speranza è quella di poter avere una produzione di spettacoli nuovi, scritti da compositori italiani. Ma anche in questo senso la strada è stata aperta lo scorso anno proprio qui a Trieste, dove ha debuttato con grandissimo successo “Dance!”. Trieste ha un pubblico che spesso ci stupisce; è una città “vecchia”, con un pubblico anziano, molto conservatore; ma prodigiosamente quando ci sono questi spettacoli come “Dance”, o “Grease” quest’anno (fra l’altro tutto con interpreti giovanissimi), si trasforma in una “banda di scatenati”, entusiasti e osannanti.
Tutto questo è molto bello e… confortante!
Mi rammarico che l’Italia scopra il musical in anni in cui abbiamo perduto molti compositori come Nino Rota, Gino Negri e altri che avrebbero potuto regalarci, sono certo, grandi spettacoli in questo genere teatrale. Ne ho parlato ad esempio con Nicola Piovani, che però ancora non è convinto… ci sono comunque musicisti che stanno lavorando molto bene, Cocciante ad esempio, Gianluca Cucchiara… La possibilità di proseguire in positivo è davvero concreta. Ne sono certo.
Grazie per la Sua disponibilità. Ci auguriamo che nel mondo teatrale italiano molte persone la pensino come Lei!

A cura di Massimo Davico

Le altre interviste di "Io e il Musical" : Lorella Cuccarini , Marco Columbro , Saverio Marconi , Fabrizio Frizzi , on. Piero Fassino , Debora Caprioglio , Banda Osiris , Raffaele Paganini , Maria Laura Baccarini, Gigi Vesigna, Renata Fusco, Ottavia Piccolo , Manuel Frattini, Giampiero Ingrassia, Michele Renzullo, Michele Carfora, Antonello Angiolillo. Mauro Marino